Nuovo veneto governo democratico
Il 6 maggio 1797 nel momento in cui stavano per decidersi definitivamente le sorti di Venezia, Bonaparte scrisse al Generale Berthier di dare ordine che:
“tutti i soldati Veneziani, che sono stati fatti prigionieri, siano trasferiti in Francia, che tutti gli ufficiali, i generali, colonnelli, tenenti colonnelli, capitani siano messi nel Castello di Milano; i tenenti, sottotenenti cadetti al Castello di Pavia. Incaricate un ufficiale superiore di interrogarli. Devono essere considerati come degli assassini e non riconosciuti dal loro Principe. Mi renderete conto del loro interrogatorio”
(“Napoleone e la fine di Venezia” Francesco Mario Agnoli,lettera conservata presso il Service Historique de l’Armée de Terre, Chateau de Vincennes -B3/44-).
A sua volta, il cronista veronese Bortolo Del Bene, nominato dopo “la democratizzazione” della città Segretario di quella Municipalità provvisoria, riferisce di:
“2700 nazionali condotti via prigionieri dai francesi, i quali tornarono in meno di mille, essendo morti tutti gli altri dal disagio, dalle fatiche e non pochi barbaramente uccisi a fucilate quando per la stanchezza non poteano più camminare, come fu raccontato senza diversità da quei che tornarono”
(Avvenimenti successi in Verona negli anni 1797-98 a cura di G. Biadego, Verona 1888, p.20 s.).
Notizia confermata dallo storico U. Da Cuomo, che riferisce che:
"(..) il 29 aprile passarono da Brescia 2500 prigionieri veneziani con 128 ufficiali "
(La Repubblica Bresciana, Bologna 1926. p. 101).
Una delle prime cose che fecero i francesi una volta conquistata Venezia,fu di istituire il nuovo governo veneto democratico infatti il 12 maggio 1797 una seduta illegale del Maggior Consiglio della Serenissima dichiara sciolta la Repubblica di San Marco e istituì la municipalità.
Il popolo veneziano viene a conoscenza della decisione del Maggior Consiglio domenica 14, e già il 15 maggio cominciano a entrare in città le truppe francesi, alcune centinaia di soldati e ufficiali rimasti fedeli alla Repubblica Veneta vengono arrestati. Gli schiavoni, che probabilmente sono i più decisi a combattere, vengono rispediti a casa.
il 10 giugno 1797 la municipalità promulgo:
“la Rivoluzione di un Popolo schiavo in un Popolo libero non sarà mai completa finché sussistono nomi e cose che ricordino i nomi della passata Tirannia oligarchica.
Ancora esistono le orribili Pietre che invitavano gli uomini deboli,appassionati,viziosi,nemici dei cittadini a gettare in un'urna infame un'accusa contro un cittadino (..)
I grandi stabilimenti,parte nazionali e parte di ragion privata(..) più non debbono portare un nome che all'orecchio dell'uomo libero ridesti la memoria dell'orgogliosa oligarchia(..)
La municipalità provvisoria veneziana udito il rapporto del comitato di salute pubblica v'assoggetta la seguente decretazione(..)che al più presto possibile siano tolti monumenti e nomi che ricordino gli errori del passato governo(..)
Per il testo completo( e molti altri simili) si veda:
"Raccolta di carte pubbliche,istruzioni etc. del nuovo veneto governo- Gatti- 1797"
Questo fu l'inizio dei provvedimenti atti a modificare completamente la toponomastica veneziana,provvedimenti che verranno poi ripresi ed ampliati sotto la dominazione dei Savoia.
alcuni esempi (dominazione francese):
- L’ex campo San Polo, è ribattezzato col nome di piazza della Rivoluzione
- le ex Procuratie vecchie sono dette Gallerie dell'uguaglianza
- le ex Procuratie nuove sono dette Gallerie della Libertà
- l’antico caffé Florian diventa Caffé della Fratellanza Patriottica
- i tre pennoni davanti alla Basilica di San Marco causano contrasti perché alcuni vogliono abbatterli in quanto ricordano “il miserabile orgoglio del passato governo”, altri conservarli dicendo che essi sono “segni di conquiste fatte non dagli oligarchi, “ma dagli antichi veneti ai tempi della felice democrazia per cui si conclude di tenerli e invece “dei tre regni” essi devono esprimere “la libertà, la virtù, l’eguaglianza”,
Il 21 giugno 1797 promulgo:
– VENEZIA 21 giugno 1797- 1° anno della libertà italiana –
comitato di salute pubblica rende noto a sua ecc. M. Dandrià del nuovo governo in terra liberata veneta ,che in zara e altre città minori ,gli ufficiali veneti i quali : sergente maggiore battaglini l.,capitano dantoni a. , capitano pomi l.-,tenente cucola l., tenente cicavo m., alfiere tavagna m.,don grazio paganelli si rifiutano di prestare giuramento al nuovo regime ,preferendo venire banditi da qualsiasi carica ,anziche spergiuri verso il loro serenissimo principe e san marco .quindi esorto che vengano confiscati tutti i loro beni mobili e stabili, e vilmente saranno condannati a pena da verifica i loro nomi cancellati dai pubblici registri
Nello stato veneto infatti al momento del crollo, anche l’esercito entrò in crisi, poiché gli ufficiali e la truppa consideravano il governo della municipalità del tutto illegittimo e servo di una nazione, la Francia, che non riconoscevano. Molti si rifiutarono quindi di prestare giuramento al nuovo regime volendo rimanere fedeli a San Marco e preferendo venire banditi anziché rendersi spergiuri col riconoscere il governo istallato dal generale Bonaparte.
Il 24 luglio 1797 promulgo:
Decreto della Municipalità Provvisoria contro gli oppositori - 24 luglio 1797
I. Chiunque griderà viva San Marco, segnale dell’orribile insurrezione del giorno 12 maggio, sarà punito di pena di morte.
II. E’ proibito ogni attruppamento. Quello o quelli che ecciteranno attruppamenti pubblica sicurezza e puniti di pena di morte.
III. Chiunque cercherà con discorsi di eccitare l’insubordinazione alle autorità del governo, sarà punito di pena di morte.
IV. Chiunque affiggerà o diffonderà carte o stemmi di S. Marco e sarà autore e promotore di tali segni d’insurrezione, sarà punito di pena di morte.
V. Gli autori e gli stampatori di opere o fogli che eccitassero l’insubordinazione alle autorità del governo, saranno puniti di pena di morte.
VI. Gli osti, i locandieri, i caffettieri, i custodi de’ casini ed altre adunanze e i loro subalterni che non porteranno al Comitato di Salute Pubblica la riferta di chiunque tenesse discorsi che eccitassero l’insubordinazione alle autorità del governo, saranno soggetti alla carcerazione di cinque anni.
VII. Sarà formata questa notte una commissione criminale composta di cinque cittadini colla facoltà di procedere militarmente contro i colpevoli dei delitti indicati negli articoli precedenti.
VIII. Il presente decreto sarà stampato straordinariamente questa notte e pubblicato in tutti i sestieri a suon di tamburo.
Butturini Comm.rio Generale
Approvato per appello nominale con tutti i voti della Municipalità radunata straordinariamente alla mezza notte precedente il giorno 6 calorifero, 24 luglio 1797.
Inoltre per comprendere meglio l'infamia dei giacobini,si legga questa lettera scritta dal generale Landreaux,capo del servizio segreto dell'armèe,all'amico generale Kilmaine ;
“Fin dal principio dell’impresa io ho pensato, generale, che non mancheremo di uomini che l‘avidità ci manderà da ogni dove, ma se ve ne rammentate, generale, tra noi e il gen. Berthier è sempre stata questione solo di battere un colpo per aiutare il nostro esercito ed avere la meglio sui nostri nemici, di servire il nostro paese al meglio e al tempo stesso, come tutti i generali esistiti dal principio del mondo, di fare lungo il percorso i nostri piccoli affari finanziari al fine di poter vivere in Francia, dove voi non avete niente ed io poco, senza eccitare delle gelosie per una troppo rilevante fortuna, ma anche senza essere schiacciati dall’opulenza altrui, cura che non avremmo bisogno di prenderci in un regime monarchico nel quale il principale interessato, cioè il sovrano, si occupa di chi l’ha servito, il che non avviene in una Repubblica il cui governo dice a un soldato, invecchiato sotto la bandiera, che egli ha servito la sua propria causa, il bene pubblico, e poi lo abbandona.
Voi avete detto che 500.000 franchi vi basterebbero per sostenere la vostra condizione di generale divisionario in caso di pensionamento forzato. Io sarei molto soddisfatto di 200.000. finora le cose vanno per il meglio, con giustizia e senza compromettere nessuno. Bergamo non si lamenta, perché i 100.000 franchi che avete ricevuto, e i 35.000 che mi sono toccati, non provengono che dai risparmi che ho fatto fare sui viveri e i foraggi e che questa città ci ha lasciato, limitandosi così a rinunciare a un guadagno.
Ma se Cothaud raduna così tutti i ladri dell’armata per mandarmeli e, di conseguenza pensa di fare così a sua volta dei tentativi per ottenere più di quanto gli avete promesso, i popoli si lamenteranno con ragione, e si crederà che io me la intenda con i concussionari e perderò ogni fiducia e ogni credito.
Lamentele arriveranno da ogni parte al generale in capo e potremmo andargli a dire, sopratutto dopo aver volgarmente fallito, che non eravamo al corrente di quanto accadeva nelle nostre truppe? e lui crederà a me?…”
(Lettera contenuta nelle Memorie del generale Giovanni Landreux, capo del Boureau de Police Politique.
"Mario Agnoli- Napoleone e la fine di Venezia )
Lettera che riassunta in poche frasi significa cerchiamo di arrichirci più che possiamo depredando il territorio che poi magari ci congedano senza liquidazione,almeno abbiamo soldi da parte
I veneziani non presero bene queste leggi e nei giorni e nei mesi successivi al 12 maggio, tanti furono a Venezia e nella Serenissima gli episodi che mostrano come i 1100 anni di buongoverno non si possano cancellare con una riunione.
Una significativa testimonianza di ciò la si può trovare in un articolo scritto dallo storico svizzero Mallet Dupan in un giornale dell'epoca (Mercurio Brittanico n.XIII),articolo intitolato "Una falsità sopra Venezia e li Veneziani" in cui scrive così:
“la riconoscenza veneziana verso Bonaparte si dimostrò colla sollevazione della terraferma, con la resistenza popolare di Venezia stessa all’abdicazione del governo, col saccheggio alle case delle persone destinate da Bonaparte a formare la municipalità provvisoria, con la lacerazione in pien meriggio di tutti gli ordini affissi di questa municipalità, e dei francesi per quindici giorni consecutivi, e finalmente colle maggiori testimonianze di dolore e di rabbia e di disprezzo espresse dal popolo in mezzo ai cannoni, e alla forza dei suoi stessi oppressori.
Dal gondoliere all’ultimo operaio dell’Arsenale, dal soldato schiavone all’ultimo sbirro, concittadini e cittadini tutti convennero unanimemente nell’odio verso i francesi e verso la loro rivoluzione”.
Come ulteriore conferma è interessante leggere cosa scriveva il 27 maggio il "Monitore Veneto", giornale nato per diffondere le idee giacobine in laguna:
“Sembra incredibile che questa gioventù, d’altronde sì brillante ed energica, non si presti per la pubblica causa con quell’ardore che l’è immediatamente necessario”
Una stampa satirica di quei giorni raffigura una donna con un brutto muso da ladra, che rappresenta la libertà a cavallo di un asinello e porta nella mano sinistra una bandiera su cui è scritto:
“popoli della terra ascoltatemi: io vengo a prendervi il vostro danaro, a farvi tutti soldati e poi ghigliottinarvi. Viva la libertà”
Nonostante la martellante campagna mediatica avviata dai giacobini, l’ostilità verso i francesi continua a crescere. Il 24 luglio un rapporto del Comitato di salute pubblica informa i cittadini che
“i pericoli della patria vanno crescendo ogni giorno”. “L’audacia dei malevoli alza impudentemente e impunemente la fronte, le divise nazionali sono oltraggiate, gli stessi rappresentanti del popolo sono motteggiati e avviliti; mille e mille carte incendiarie predicano l’insubordinazione alle autorità costituite; gli stemmi di San Marco si veggono malignamente affissi a tutti gli angoli della città. Le grida d’insurrezione ‘Viva San Marco’ allarmano i buoni cittadini. Il male è giunto al colmo e richiede estremi rimedi.”
L’occupazione francese dura pochi mesi. Il 17 ottobre 1797 Bonaparte cede Venezia all’Austria, e il 18 gennaio 1798 le truppe asburgiche fanno ingresso nella città.
Dal 1806 al 1815 Venezia e il Veneto tornano sotto i francesi per venire nuovamente ceduti all’Austria con il Congresso di Vienna del 1816.