Liberazione di piazza San Marco
All’inizio del 1996, giunge alle forze dell’ordine una lettera firmata da un sedicènte “Veneto Serenissimo Governo”, con la quale si annuncia l’inizio di trasmissioni radiofoniche “per l’indipendenza del popolo Veneto”.
Nonostante monitoraggi assidui sull’annunciata onda media di 1475 kHz, tali programmi non vengono segnalati neppure dai radioamatori.
Qualche tempo dopo, tra lo stupore generale, il cosiddetto Veneto Serenissimo Governo prende di mira la televisione di stato: il 17 marzo 1997 una voce si inserisce sulla portante audio del TG1 delle 20, diffondendo un quarto d’ora di proclami indipendentisti in lingua veneta.
Tutti gli organi di informazione dedicano le prime pagine a questo avvenimento, censurando rigorosamente il testo del messaggio letto dall’esponente del V.S.G. captato peraltro chiaramente in tutto il centro storico di Venezia.
Nelle settimane successive la RAI subisce nuove “sovrapposizioni”, sempre in località diverse: risulta evidente come i disturbatori utilizzino apparati portatili o pilotabili a distanza.
Del caso, competenza della Polizia Postale, vengon investite anche le altre forze dell’ordine ed i servizi di sicurezza; viene addirittura messo a disposizione per le indagini, 24 ore al giorno, un elicottero.
Cominciano a circolare anche le prime indiscrezioni sul testo dei messaggi diffusi via etere: per il 12 maggio 1997 viene annunciata una manifestazione dimostrativa in Piazza San Marco, che richiede la massima partecipazione da parte del popolo veneto.
In realtà, l’unico raduno previsto per l’occasione è quello organizzato dalla Lega Nord, che domenica 11 maggio desidera ricordare degnamente il bicentenario dalla caduta della Serenissima; ma non è a questo che i messaggi televisivi si riferiscono.
La Veneta Serenissima Armata si muove durante la notte tra l’8 e il 9 Maggio 1997: Fausto Faccia, Antonio Barison, Christian Contin, Andrea Viviani, Moreno Menini, Luca Peroni, Flavio Contin e Gilberto Buson (fratello dell’ex consigliere regionale leghista Delfino), ormai individuati dalle forze dell’ordine e pertanto costretti ad anticipare di tre giorni la loro impresa, molestano un nervo scoperto, ottenendo in un sol giorno più risultati che vent’anni di autonomismo veneto
Questa data segna nella storia del Veneto un punto importante perché rende evidente quali siano i valori e i criteri di giudizio di chi controlla l’apparato statale italiano: il sistema getta finalmente la maschera.
La reazione del potere beffato ed inferocito è infatti scomposta. Esso blatera di terrorismo, prospettando ergastoli ed altre punizioni spaventose, ripristina immediatamente un decreto di epoca fascista (senza nessun pudore da parte del comunista ministro degli interni Napolitano) che proibisce l’esposizione della bandiera veneta, aizza i giornalisti contro
“questa congrega di ubriaconi fanatici degni rappresentanti degli egoismi degli italiani residenti nella regione veneta”.
Queste reazioni ottengono risultati opposti a quelli desiderati.
I sondaggi di opinione fin da subito attribuirono ai Serenissimi sentimenti di benevolenza, quando non di aperta condivisione, in gran parte del popolo veneto: ben l’80% dei Veneti considera gli “Otto del Campanile” “Patrioti Veneti”. Fioriscono le iniziative in loro favore, prima fra tutte quella nata all’interno del gruppo dirigente della L.I.F.E., che promuove assieme ad altre persone la creazione del Comitato per gli Otto di San Marco con lo scopo di sostenere moralmente ed economicamente i patrioti e le loro famiglie.
Nonostante le richieste di parenti ed avvocati della difesa, gli otto “terroristi” vengono tenuti in carcere fuori dal Veneto. Per queste attività di solidarietà varie membri del comitato subiranno vere e proprie persecuzioni giudiziarie, dimostrando ancor di più quanto stava dando fastidio alle autorità occupanti l’avvenimento.
Ma da dove provengono gli otto del campanile?
Si tratta in parte di gente che aveva frequentato gli ambienti leghisti fino ai primi anni ottanta per poi muoversi in maniera autonoma arrivando nel 1987 a fondare clandestinamente il Veneto Serenissimo. Governo.
Le prime attività operative del gruppo si limitano nei primi anni ad attività di volantinaggio e alla distribuzione di adesivi in tutto il veneto.
Dal 1992 cominciano ad essere messi in cantiere progetti più pericolosi, con l’obiettivo di catalizzare l’opinione pubblica attraverso azioni simboliche.
Nasce il PERL, il PIANO DI EMERGENZA PER IL RISVEGLIO DEL LEONE.
Questo documento individua nelle forze d’occupazione italiane il nemico numero uno, gli obiettivi primari vengono identificati con le caserme, le basi e le istituzioni militari italiane e della NATO. Viene costruito un prototipo di mini carroarmato radiocomandato (Veneto Tanko Distruttore) e vengono preparati i piani per usarne in larga scala imbottiti di esplosivi contro le strutture militari degli occupanti.
Negli anni a venire l’opzione di uso della violenza viene scartata, per la preoccupazione che eventi violenti facessero mancare il necessario appoggio popolare dell’insurrezione.
Come risulta dai verbali del VSG vengono quindi scartate azioni di tipo terroristico e viene invece deciso di procedere con la trasmissione via etere di messaggi incitanti alla rivolta, ritenendo indispensabile arrivare direttamente alle coscienze della gente, senza intermendiari massmediatici.
Si pensa inoltre ad una azione dimostrativa e spettacolare per ricordare i duecento anni dalla caduta della Serenissima.
Vengono prese in esame varie idee, dalla distribuzione di volantini con un elicottero in piazza San Marco all’occupazione armata del Palazzo Ducale (antica sede del governo veneziano).
Alla fine si opta per la liberazione del campanile di San Marco, ritenuto un obiettivo più facilmente difendibile.
Vediamo alcuni video storici dell'epoca:
- https://www.youtube.com/watch?v=m1IxwEaflUU: foto dell'epoca
- https://www.youtube.com/watch?v=bYNg0sWHz00: telegiornale dell'epoca
- https://www.youtube.com/watch?v=pFgYG9yyDos : interferenza al tg1
- https://www.youtube.com/watch?v=QSyGmmNMf2s: dichiarazioni
- https://www.youtube.com/watch?v=WK_EGUElCss: dichiarazioni parte2
Concludo riportando una frase di Paolo Rumiz,giornalista italiano,che nel suo libro "secessione leggera" scriverà:
"Cosi si continuo a non capire che cosa aveva spaventato lo stato.Eppure la bandiera piantata sul campanile forniva già la risposta,era un simbol