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Lega di Cambray

Nel 1500 Venezia era una potenza marittima praticamente incontrastata: 

 

- la guerra con Genova era finita

- i commerci con l'Oriente continuavano ad accrescere la ricchezza dello stato

- era stata stipulata una pace con l'impero Ottomano,che seppur umiliante garantiva una relativa sicurezza 

 

Nello stesso periodo cominciò però l'ascesa di altre potenze marittime come quella Turca prima e successivamente quella Spagnola che fra l'altro, al contrario di Venezia, potevano disporre di grandissimi territori da cui ricavare le materie prime per aumentare le proprie capacità.

 

I monarchi Europei non vedevano di buon occhio l'egemonia di Venezia, cosi con la scusa di una possibile guerra contro il turco, i plenipotenziari di Re Luigi XII e quelli di Massimiliano d'Asburgo, firmano a Cambray un'alleanza alla quale sarebbero stati ammessi il Re d'Ungheria il Re d'Aragona e il Papa, con l'unico scopo di spartirsi le terre Venete e ridimensionare Venezia.

 

In seguito a questa alleanza iniziano i primi attacchi contro la Serenissima:

 

14 maggio 1509 ad Agnadello, i due eserciti contano circa trentamila uomini per parte, dopo poche ore di aspro combattimento si conteranno più di quattordicimila morti.


Fino ad allora Venezia si serviva dei nobili locali per esercitare il governo della terraferma, tenuti sotto controllo dai governatori Veneziani per evitare soprusi. Alla notizia della sconfitta di Agnadello gli stessi nobili che la Serenissima aveva messo a capo della loro terra si rivoltarono contro Venezia e si schierarono dalla parte degli Imperiali, mentre i pochi funzionari Veneziani non riuscirono, tranne a Treviso e nel Friuli, a raccogliere l'appoggio della popolazione, che non poté far altro che subire il volere della borghesia.

 

Intanto l'armata Veneta fu costretta ad arretrare fino ad arrivare verso l'acqua, verso Mestre e Venezia. Nel giro di qualche mese però e con l'instancabile apporto del procuratore di San Marco Andrea Gritti, che per ben tre anni cavalcherà in lungo e in largo il Veneto per incitare i suoi uomini e la popolazione, l'armata riesce a riorganizzarsi tanto da spingersi verso Padova e Treviso, grazie anche alle notizie di insurrezioni che provenivano dall'entroterra.

 

"Con lo dipacio averto la signoria vostra che nel campo di certo a Treviso il misier Andrea Gritti,intro al tera liga pronti 700 lance 5000 fante oto zentho chavalli lizeri e tanta bona zente alertada asai.

I xe domila co braghesse. Gavaria prepara la tera benissimo. Avia butà zho le chaxe e talgato le albere,atorno fato bastion dentro e fora e fato alzar el sil da una banda fino a rivare al zinogio de li cavali.
Co fa la letera vostra signoria de venecia el campo le pronto a fotificar Treviso"

(Lettera di Zuan Paolo Bragon al senato-1509)

 

 

I contadini a differenza dei nobili, erano per la maggiorparte contententi del governo veneto;un caso significativo di ciò e quello che successe nell'agosto del 1509:

 

quattro contadini sorpresero il Marchese di Mantova nella sua tenda senza scorta, questi per scampare alla cattura offri ai quattro uomini una grande somma di denaro (nel millecinquecento la popolazione contadina era tra le più umili e la possibilità di intascare dei soldi cosi facili non si sarebbe ripresentata mai più nella loro vita) La dedizione e l'amore verso la Republica Veneta però era più forte del bisogno di denaro e cosi consegnarono alle autorità Venete il povero Marchese, l'azione fu premiata generosamente: 100 ducati l'anno e una dote di altri 100 ducati per la sorella del contadino che aveva assunto l'iniziativa, 48 ducati l'anno per gli altri, l'esenzione da ogni "angaria reale et personale" per tutti e quattro, per le famiglie e per gli eredi in perpetuo, nonché l'autorizzazione a portare armi da difesa anche nella stessa Venezia.

 

Un altro caso significativo è quello che successe il 5 settembre 1511:

 

“..il 5 settembre 1511 le truppe franco-tedesche guidate da J. d’Aubigny riconquistarono Belluno, e qui si colloca uno degli aneddoti più interessanti per comprendere lo spirito che animava le diverse componenti sociali Bellunesi: La Palice, impegnato nell’ assedio di Treviso, chiese a Belluno di inviare uomini e armamenti. Il Trasporto venne affidato ad un gruppo di zattieri, che nel punto più pericoloso del tragitto lungo il Piave diedero fuoco alle zattere, riuscendo a mettersi in salvo a nuoto, mentre gli armati trasportati morirono annegati e i preziosi materiali finirono in acqua.
Un vero e proprio sabotaggio, a dimostrazione dello schieramento filoveneziano della parte popolare di Belluno. Anche per questo motivo l’ assedio di Treviso si risolse in un nulla di fatto…” 

("Storia di Belluno",Marco Perale)

 

Lo stesso Machiavelli, che si trovava a Verona come osservatore militare del governo Fiorentino, si rese conto della dedizione della popolazione Veneta verso la Republica:

 

"(..) di modo che negli animi di questi contadini è entrato un desiderio di morire, e vendicarsi che sono diventati più arrabbiati e ostinati contro 'a nemici dei veneziani  (..) che uno di loro preso si lascia amazzare per non negare il nome veneziano. E pur iersera ne fu uno innanzi a questo vescovo, che disse che era Marchesco e Marchesco voleva morir"
(tratto da "opere di Nicolo Macchiavelli - 1821)
link: https://play.google.com/store/books/details?id=63Y2AAAAMAAJ&rdid=book-63Y2AAAAMAAJ&rdot=1


Intanto L'armata si riorganizzava a Mestre e a Treviso con il Gritti che continuava a rincuorare le truppe allo sbando, le misure di emergenza decretate dal consiglio dei dieci, permisero l'invio, dalla Zecca Veneziana al campo, di denari sufficienti a permettergli di tenere insieme i resti dell'esercito.

 

Dato che non c'era la possibilità di raccogliere contante con la necessaria celerità, furono offerti premi speciali a coloro che avrebbero aperto i loro forzieri e portare denaro oppure gioielli e posate per fonderle e farne moneta. 

Intanto si metteva a punto il piano per liberare Padova e il 18 luglio le reclute provenienti da Venezia si unirono con le forze comandate da Andrea Gritti provenienti da Treviso e ripresero la città del Santo. Appena ripresa, la città dovette difendersi dall'attacco dall'imperatore, giunto tardivamente con la più formidabile artiglieria mai messa in campo per un assedio, i difensori seppero respingere le truppe imperiali grazie ai molti volontari arrivati da Venezia.

 

Massimiliano d'Asburgo fu quindi costretto a lasciare Padova. Frattanto il papa e il re di Spagna mutarono fronte e la guerra si trasformo in una lotta per cacciare i Francesi, Venezia a sua volta con l'arma della diplomazia, riuscì e riguadagnare Brescia e Verona, dopo sette anni di guerra, in cui molte delle sue città furono messe a ferro e fuoco, Venezia recuperò nel 1516 gran parte dei territori guadagnati in terraferma quasi un secolo prima. 

Possiamo in conclusione dire che nel 1500 tutta Europa era alleata per distruggere la Serenissima, ma nonostante questa che poteva sembrare una lotta impari e senza speranze, il Governo Veneto

seppe resistere difendendo se stesso e il proprio popolo.

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