La questione Veneta in politica
Una delle critiche che viene fatta ai moderni indipendentisti veneti è di aver riportato in auge un'idea vecchia di secoli strumentalizzandola per separarsi dallo stato centrale; a ben guardare però se si scava tra le fonti si vede che esiste un sottile filo conduttore (quello che Ettore Beggiato chiama "Questione Veneta" nel suo libro omonimo) che parte dalla rivoluzione di Manin del 1848 fino ad arrivare ai giorni nostri ed unisce tutti quegli atteggiamenti di astio nei confronti del governo centrale e la continua ricerca di un autogoverno veneto:
- Tra i primi eletti in parlamento ricordiamo Nicolò Tommaseo e Alberto Mario che si rifiutarono di entrare in parlamento dopo l’elezione per non giurare fedeltà ala monarchia.
In particolare Alberto Mario (1825-1883), nativo di Lendinara (Ro) e garibaldino convinto, scrive alcuni anni più tardi:
“.. e la centralizzazione sta tutta racchiusa nel legislatore unico e nella legge unica in cotanta diversità di popoli, di tradizione, di genio, di linguaggio, di interessi, di costumi, di civiltà. Or come la stessa legge civile e penale e finanziaria e comunale e di sicurezza pubblica e di lavori pubblici può adattarsi alla Basilicata e alla Toscana, alla Val di Mazzara e alla Venezia, alle popolazioni dell’Appennino calabrese e alla montagna di Pistoia?”
- Il 19 maggio 1875 il sindaco Giacomo Giaretta,a Bolzano Vicentino, nel corso del Consiglio comunale faceva presente l'opportunità di acquistare un fascia tricolore per portarla nelle pubbliche manifestazioni. Messa ai voti la proposta, si trovò con nove contrari e un sol favorevole!
(tratto da Bellabarba-Mometto "Dalla Convicinia al Comune di Bolzano Vic.no nei Secoli XV-XIX")
- Il 7 giugno 1889 Ferruccio Macola, direttore della Gazzetta di Venezia nella “Relazione sul progetto per costituire una federazione politica regionale” ,denuncia la situazione di stampo colonialista nella quale si era venuto a trovare il Veneto.
"(..) Ci resta ora da esaminare l'altra parte della tesi che ci siamo proposti di svolgere;dimostrare cioè la necessità di tutelare con una forte organizzazione politica gli interessi della nostra regione.
Vogliamo sperare che dopo tanti anni di triste esperimento fatto a nostre spese,non vi sia alcuno pronto oggi a darci sulla voce; ad accusarci di sollevare pericolose questioni di regionalismo.
Ormai non è più questione di Patriottismo;l'italia è fatta, e gli interessi regionali non possono certamente dividerla. D'altronde è ingiusto,che dopo tanti anni di Governo,con Gabinetti di tutti i i colori,il Veneto, e col Veneto la Lombardia.abbiano pagato sempre di più,molto di più delle altre provincie,usufruendo in proporzioni assai minori degli aiuti governativi.
Se potesse realizzarsi il sogno di Marco Minghetti e di Alberto Mario,per nominare due campioni di partito opposto,che vagheggiano un'Italia politicamente unita,amministrativamente divisa,il Veneto sarebbe la regione,che certamente risentirebbe maggiori i vantaggi della sua autonomia.
(..) E' enorme,che per qualunque spesa,per qualunque pratica si ordine secondario,simo,si deva ricorrere a Roma;dove per la quantità impotente di materia da sbrigare tutti gli affari subiscano immensi ritardi.
(..)La federazione veneta ha lo scopo di tutelare efficacemente con i mezzi di cui può disporre, gli interessi della regione, troppe volte trascurati.”
(Per avere un'idea di quel periodo è interessante anche analizzare gli scritti,i racconti,le poesie di Domenico Pittarini (1829-1902) e Stefano Massariotto (1840-1906) .
- Il 27 giugno 1893 Pierluigi Mozzetti, un intelettuale trevigiano, scrive nella "Gazzetta di Treviso" in un articolo contro il governo intitolato "Regionalismo":
"(..) il Governo che abbiamo ora come quello cui da un pezzo ormai siamo avvezzi ci trascura sempre e dovunque noi veneti,noi che non sappiamo farci valere quanto dovremmo,mentre a paesi più accorti,più pronti,più energici di noi nulla,nulla si nega..(..). E' inutile,noi non possiamo restare ancora a lungo legati d'interessi a chi li ha evidentemente diversi dai nostri, e questo principio d'autonomia regionale,comincia già ad imporsi alle menti maggiori,al cuore di chi ama sopratutto la sua terra natia(..)
Non è più no,il saggio governo di San Marco quello che regge le nostre sorti,non sono gli splendidi nomi delle nostre tradizioni quelli che ci danno le leggi,sono sconosciuti,sono camorristi ed è ora di finirla.."
Il 12 gennaio 1894 scrive un articolo intitolato "Il Veneto":
"(..) altre volte ho notato circa lo stato di cose tristissimo che si va facendo alla nostra regione dal malgoverno,dalla preponderanza di interessi ai nostri contrari,dalla incuria dei corpi locali,dalla debolezza che sembra invincibile nelle nostre classi dirigenti,dalla noncuranza infine del popolo,che confidente e cieco nell'autorità non si preoccupa,non discute nemmeno,quanto al Governo salti in mentedi imporgli. La legalità è sempre stata la vandiera del Veneto e Dio ci liberi dal sospetto di istigatori contro quanto al di oggi è costituito;ma a che cosa ha giovato finora lo starsene tranquilliall'ombra di queste leggi che, mentre danneggiavano noi, lasciavano arbitri di far ciò che meglio credevano nel loro interesse gli altri popoli d'Italia?.."
Il 25 aprile 1894 scrive un articolo intitolato "San Marco":
"(..) tutto,tutto si tentò di strappare,ed oggi a quasi cent'anni di distanza dalla triste sommessione del doge Manin,quanti all'infuori dei rigidi cultori della storia pensano che questo nostro veneto,questa nostra Venezia,tennero un di' alta la fronte contro l'Europa intera?
Quanti in questo giorno nella terraferma ricordano i vincoli di fedeltà antica,di lotte e glorie comuni che legano alla città delle lagune le città sorelle di Padova,Treviso,Vicenza,Verona,Belluno,Udine e Rovigo?
Abolita con l'estensione del calendario del Regno Sardo anche in questo giorno la festa ufficiale,soltanto nei templi si è rifugiato il ricordo di tali legami ed il nome di San Marco sconosciuto nel suo vero significato al popolo Veneto,ha ceduto il posto ad altri nomi che rappresentano altri ideali..certamente non santi..."
(per altri articoli di Mozzetti si veda il libro "Questione Veneta" di Ettore Beggiato e il libro "Un autonomista veneto tra ottocento e novecento: Pierluigi Mozzetti" di Pezzella N.")
Nel 1896 stampa “Il programma del comitato veneto per il decentramento e le autonomie”.
Il progetto dedica, accanto al ruolo dei comuni e delle province, ampio spazio al dibattito in corso sulla necessità di istituire la Regione come “unione di molte province per tradizioni, interessi, posizione affini”.
Sempre a riguardo del concetto di Regione dirà:
“(..)è il tremendo spauracchio dei moderni bigotti dell’unità nazionale, i quali arricciano il naso al solo sentirla, quasicchè il concetto che essa esprime non esistesse diggià ab antiquo, in genito nell’istessa costituzione fisica dell’Italia, e quasicchè il constatare amministrativamente le differenze, gli squilibri che distinguono in suddivisioni la nostra penisola corrispondesse addirittura a richiamare l’odiato straniero”.
dirà inoltre:
“Noi Veneti non dobbiamo né possiamo intanto adattarci a subire una parola, che può forse non sembrare del tutto impura dove fiorì la Repubblica cisalpina, ma che non ha corrispondenza alcuna né nella convenienza né nell’essenza delle cose, nè nella convenienza dei fatti… Quale parte d’Italia può vantare nè suoi fasti la gloriosa ed immacolata Storia della nostra Serenissima di S. Marco? E’ risalendo a quelle invidiate, ma giammai emulate memorie, che si fortifica, si consolida il pensiero anche moderno; per cui fonte di ammaestramenti ed argomento di imitazione ai pubblici amministratori, nel limite delle mutate contingenze, può essere il ricordo del passato.”
- Nel 1912 nasce il comitato "Viva San Marco"; il 25 aprile dello stesso anno viene pubblicato un numero unico per far conoscere il comitato e i propri intenti.
E' interessante notare che tra i membri fondatori vi erano membri di tutto rispetto come artisti(Augusto Agazzi),arcipreti(Ferdinando Apollonio),storici(Ricciotti Bratti),scrittori(Giovanni Chiggiato),deputati(Piero Foscari) (etc.) e anche il Pierluigi Mozzetti citato in precedenza.
vediamone un estratto:
"Viva San Marco"
Fra di noi ci siamo per lunghi anni e tante volte domandati per quale ragione una Città come la nostra,un popolo come il veneziano,andassero lentamente,ed inesorabilmente smarrendo quelle grandi tradizioni quelle caratteristiche che ne formarono attraverso i secoli la gloria e la fortuna.
ci siamo chiesti perchè nel concorde affrattellarsi di tutte le genti italiche,che per altre terre non scema la coscienza della propria individualità,e della propria forza,solo in Venezia si tendesse a dimenticare quanto formerebbe orgoglio per ogni più civile Nazione,quanto è sacrosanto dovere di gratitudine di costantemente ricordare.
Ed è sembrato a parecchi di noi che ad impedire quello che si stimava indecoroso oblio,a rinfrescare nell'anima buona e sensibile del nostro popolo le memorie del suo passato,ad indirizzare a meta di nobili ideali anche l'avvenire,la ricostruzione del campanile di San Marco,più che opera di esperti architetti,o di artisti innamorati,dovesse assurgere al significato di una simbolica rinascita, e di elevazione morale. Non è solo la pietra d'Istria sapientemente lavorata che si erige di nuovo per costanza e volontà di tutti i veneziani al culmine della Città dogale,è anche una affermazione solenne che sorge al cospetto di tutto il mondo: i veneziani d'oggi ben sanno e comprendono da quale stirpe discendono, e promettono di essere anche nel futuro degni delle glorie dei loro Avi.
Per questo ci siamo raccolti ad abbiamo detto: altri curi con pur nobili intendimenti la prosperità commerciale,o quella industriale di venezia;altri con squisito amore d'arte o con eletto culto archeologico conservi le meravigliose opere de' sommi architetti,degli scultori e dei pittori,ad altri infine dia allo studio severodella Storia il suo ingegno.Noi a tutte queste manifestazioni plaudiamo entusiasticamente,poichè esse sono i più potenti ausiliari, e diremo quasi le basi delle nostre idealità.Ma da esse per noi deve sorgere lo spirito della Nuova Venezia,che non può essere dissimile da quello di Venezia antica;da esse deve sgorgare la intima conoscenza di se stesso per tutto il popolo veneziano;da esse deve trarre energia novella il veneto Leone per spiegare le ali e nuovi voli.
E la voce modesta che abbiamo lanciato fu ben ascoltata,per cui vediamo oggi aderire alle nostre iniziative nomi che rappresentano tutte le classi,tutte le opinioni,tutte le tendenze sociali,unite nella grande affermazione di venezianità che in questi giorni ci commuove e ci eleva (..)"
Qualche giorno dopo,in occasione della regata esce un altro numero unico;vediamone un estratto:
"Viva San Marco! abbiamo gridato ne’ dì che precedettero l’inaugurazione del campanile, chiamando intorno a noi, alle nostre conferenze e alle commemorazioni quanti sentivano ancora forte e gentile la voce dell’amore per la città sacra che ci ha dato i natali. (...) Il Comitato Viva San Marco! di questo sentimento popolare fu l’effetto e l’esponente insieme.
Poco o nulla esso avrebbe potuto fare, se le sue iniziative non fossero state come l’interpretazione dei desideri e delle volontà comuni; ed è questa una considerazione decisiva che si può opporre a quei pochissimi misoneisti o malevoli che per ragioni di quieto vivere, o per interessi non troppo limpidi tenterebbero di gettar discredito sull’opera nostra. (...) Tanto più che, a differenza in ciò da altre istituzioni, non ci occupiamo affatto di interessi commerciali ed industriali, sopportiamo a malincuore se non osteggiamo addirittura: i sistemi di reclame invalsi da troppi anni e pei quali Venezia sembrerebbe, come la Svizzera, una specie di città-albergo; ma miriamo a ridestare nelle classi sociali tutto l’amore per le tradizioni veneziane, il culto per le memorie patrie, la fede in un destino della gente veneta, pur adesso che l’antica Dominante rifulge gemma splendidissima nel tricolore della patria.
(...) A questo cimento, dopo il benefico risveglio, vuole rivolgersi il Comitato Viva San Marco. Esso esplicherà la sua azione in diversissimi modi, che vanno dalla modesta lezione di storia ai giovani, alla conferenza dotta e immaginifica che viene a orientare verso gli studii patrii le intelligenze migliori; dal numero unico diretto al popolo, e scritto pel popolo, a pubblicazioni più complesse, aventi sempre uno scopo di efficace propaganda, e premendo ova occorra sui pubblici poteri locali e centrali perchè sieno restaurate costumanze e siano riconosciuti particolari diritti (...). Una di queste occasioni è indubbiamente la regata: ed il perché della presente pubblicazione, Il Comitato, Viva San Marco!"
Il primo marzo 1913 esce il terzo ed ultimo numero unico,in occasione della "Festa della Sensa":
"Avvertimento: con questo opuscolo "la festa della Sensa" il comitato Viva San Marco entra in un nuovo periodo,e più fattivo della sua vita:modesta vita,ma sincera,ma libera da spirito di parte,ma immune da scopi o da interessi speciali;di null'altro preoccupata che del bene della Patria.
Nata l'anno 1912,all'epoca dell'inaugurazione del campanile e costituitosi a forma provvisoria allo scopo di solennizzare,in senso esclusivamente e intimamente venziano,la storica data del 25 aprile,con un riuscitissimo numero unico,col glorioso corteo alle tombe monumentali degli eroi della Serenissima,col promuovere-e fu pieno il risultato ottenuto-lo sventolio degli stendardi di San Marco,troppo a lungo riposti e quasi caduti in oblio,-il Comitato Viva San Marco,costituitosi ora in forma definitiva,si rivolge al popolo,onde tener desto nella parte migliore della cittadinanza l'antico amore per il patrono,il culto della grande tradizione eneziana.
Ma il nostro comitato non si propone già di fare sventolare nuovamente al sole la bandiera di San marco per uno scopo puramente storico o decorativo;ma perchè i veneziani d'oggi traggano dalle storie di ieri incentivo e stimolo per maggior carattere,maggiore dignità nazionale"
- Guido Bergamo (1893-1953) fu il leader del partito repubblicano trevigiano, più volte parlamentare e fu anche tra i promotori de "La Riscossa" il battagliero foglio dei repubblicani della Marca.
disse le seguenti frasi:
"Il governo centrale di Roma, questo governo di filibustieri, di ladri e camorristi organizzati, non si accorgerà di noi se non ci decideremo a far da noi"
"Ora basta! Il problema veneto è così acuto che noi da oggi predicheremo la ribellione dei veneti. Cittadini, non paghiamo le tasse, non riconosciamo il governo centrale di Roma, cacciamo via i prefetti, tratteniamo l'ammontare delle imposte dirette nel Veneto"
"A Treviso si è costituito un ministero con funzionari che non hanno la fiamma di veneti e che non capiscono né i bisogni né il linguaggio delle nostre popolazioni"
"da Roma non avremo salute, finché da Roma non parta una parola di vera libertà per tutte le regioni d'Italia, finché insomma a Roma non si sancisca il fato della Repubblica Federale Socialista Italiana!"
"Veneti! l'ala di San Marco vigila ancora sui vostri destini. Le vostre piaghe non saranno sanate che svincolandovi dal nefasto centralismo romano"
(testi tratti da "L'antagonismo popolare.Radici storiche del leghismo nel trevigiano" di Livio Vanzetto.)
- il 7 febbraio 1919 Luigi Luzzatti, presidente del Consiglio dei Ministri, scrive al suo successore Vittorio Emanuele Orlando del timore che in Italia potesse sorgere
"(..) un'Irlanda Veneta, mutando i paesi più patriottici e più sobri nel chiedere, in ribelli della disperazione"
- Il 15 maggio 1921 l’avvocato on. Italico Corradino Cappellotto. Democratico cristiano, ex murriano, dirigente sindacalista cattolico di sinistra fin dall’anteguerra, alle elezioni politiche generali presenta a Venezia e Treviso una lista autonoma, denominata nientemeno che “Leone di San Marco”.
Non riesce a farsi rieleggere, ma il suo movimento ottiene un sorprendente 6,1% in provincia di Treviso, raggiungendo punte del 20% in quelle realtà rurali che, sessant’anni dopo, contribuiranno in maniera determinante a decretare il successo della Liga Veneta.
La lista di Cappellotto non si ripresenta nel 1924 perchè la vittoria del Blocco Nazionale Fascista, grazie alla legge Acerbo limita tutte le libertà politiche ed associative.
- Crollato il regime, le forze antifasciste, che comunque ricorrono al linguaggio patriottico formatosi nel ricordo della guerra precedente, non brillano per lungimiranza: certo l’Italia è da ricostruire, ma sul mito dell’indivisibilità e dell’unità ad ogni costo l’intransigenza resta massima.
Oggi sappiamo con certezza che anche durante la resistenza in Veneto vi sono state istanze federaliste, tali da interessare e preoccupare il nuovo governo.
Con un’intervista all’organo del partito socialista “Avanti!” il professor Ugo Morin, presidente del Comitato di Liberazione Nazionale Veneto, parla di
“persone che tendono ad una autonomia integrale del Veneto e alla costituzione di una Repubblica di San Marco”
Su richiesta del Ministero dell’Interno il professore Morin smentirà più tardi l’intervista, ammettendo però che
“in alcuni partiti, nonché in vasti strati della popolazione, esiste una accentuata tendenza alla autonomia”
- nella primavera del 1945 viene stampato un volantino dall’associazione “San Marco per forza”, nel quale si sostengono posizioni ispirate ai princìpi del federalismo e all’autonomia.
Ecco i punti più significativi del programma dell’Associazione:
1) Autonomia e indipendenza di tutte le terre di San Marco;
2) Niente separatismi ma una “Confederazione di Repubbliche o Regioni” come la Svizzera;
3) L’epoca dei partiti è superata. Il movimento “San Marco par forza” deve rimanere un movimento al di fuori e al di sopra dei partiti;
4) Rinnovare tutti gli uffici pubblici e farli funzionare con personale veneto o, quanto meno, che abbia affinità di carattere e di sentimenti con il nostro popolo;
5) Il lavoro, il sudore e i risparmi della nostra laboriosa gente non vanno sperperati per sostenere organismi inutili e dannosi.
Il volantino si chiude con “Viva San Marco!...San Marco par forza
- Il 12 giugno 1945 il ministro dell’interno chiede informazioni alla prefettura di Venezia,ecco il telegramma:
"oggetto: Veneto-movimento autonomista
Pregasi fornire,con cortese urgenza,dettagliate notizie circa l'articolo,che si trascrive apparso sul giornale"Avanti" del 29 maggio u.s
"Il bacillo Finocchiaro contagia il Veneto?
Il prof. Ugo Morin presidente del C.L.N veneto, in un'intervista ha accennato tra l'altro con vivo disdegno,che persone appartenenti a ben note forme oscure,le quali non hanno affatto partecipato al movimento di resistenza,tendano ad un'autonomia integrale del Veneto e alla costituzione di una Repubblica di San Marco"
- Nel 1970 nascono le regioni "italiane"; lo statuto del Veneto diventa legge dello stato (la numero 340) il 22 maggio 1971.
Il Veneto è l'unica regione che si da uno statuto nel quale si parla di “popolo”: l’articolo due recita:
“L’autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia”
E' inoltre importante mettere in evidenza come la bandiera della regione,il leone di San Marco,viene votata a larga maggioranza
- Il 16 Febbraio 1977 a Venezia, viene fondata la Società Filologica Veneta , da Maurizio Calligaro e Rosaria Stellin, nella quale svolse fin da subito un ruolo determinante Franco Rocchetta
La Società filologica veneta nacque con l’intento di
“riaffermare il diritto della nazione veneta al mantenimento e allo sviluppo della propria cultura, della propria lingua, delle proprie radici e della propria identità”
- Nel 1983 alle elezioni politiche per la prima volta in una regione a statuto ordinario una forza politica autonomista riesce a far eleggere due rappresentanti al parlamento italiano: è la Liga Veneta, la madre di tutte le leghe.
( N.B secondo il mio modesto parere fino alla liga le cose funzionavano,poi sono arrivate le lotte interne nei partiti,la rincorsa per la carega e..il resto è attualità)
- Il 9 maggio 1997, otto “serenissimi” si impossessano del campanile di S. Marco e issano la bandiera veneta. Un gesto e un sacrificio determinanti a far risvegliare nel popolo veneto la coscienza della propria identità e dei propri diritti.