Guerra di Candia
Nel 1645 la Repubblica si trova nuovamente ad affrontare da sola l’avanzata turca nel Mediterraneo orientale che interessa ora l’isola di Creta (Candia).
Candia era sotto il diretto controllo di Venezia da più di cinque secoli ed era un'isola geograficamente strategica; inoltre dopo la battaglia di Lepanto Venezia sapeva che la perdita di quell’ isola sarebbe stato un colpo grave per la propria storia, per il suo prestigio e da ultimo per tutta l’Europa cristiana.
Per questo l’assedio turco e la strenua difesa veneziana durarono ben 25 anni suscitando lo stupore e l’ammirazione dell’ intera Europa.
L'insufficiente organizzazione per il rifornimento e la difesa dell’ isola, permise ai turchi la conquista della fortezza di San Teodoro, caposaldo strategico.
Non potendo resistere alle forze nemiche superiori sia di numero che in potenza di fuoco, il comandante veneziano del forte,il capodistriano Biagio Zulian in un estremo atto di sacrificio, portò con sé nei sotterranei dove erano custodite le munizioni la moglie ed i figli ed appiccò il fuoco alle polveri trasformando il forte in una gigantesca bomba che travolse i suoi pochi uomini rimasti ed i nemici già penetrati nel forte.
L'isola sotto assedio necessitava di continui rifornimenti che potevano giungere solo via mare ed erano quindi ostacolati dalla flotta turca,innumerevoli furono gli scontri navali durante questa fase della guerra:
Nel 1651,nelle acque di Negroponte,morì il comandante Tomaso Morosini che aveva attaccato temerariamente con poche navi una flotta di 45 navi nemiche, poi a loro volta battute da altre navi veneziane accorse in aiuto.
Nel 1654,nello stretto dei Dardanelli,il comandante Giuseppe Dolfin effettua un blocco per impedire i rifornimenti turchi
Il 26 giugno 1656,nello stretto dei Dardanelli, il comandante Lazzaro Mocenigo riesce ad ottenere una schiacciante vittoria contro la flotta turca: 13 galee vengono catturate dai veneziani,molte vengono distrutte e 5000 schiavi vengono liberati!
Il 17 luglio 1656, Mocenigo ritorna nello stretto e in pessime condizioni atmosferiche causate da forti venti che mettevano in difficoltà le navi veneziane, la flotta turca con 33 galee, 22 navi e innumerevoli legni minori attaccò battaglia.
L’esito fu a lungo incerto e al secondo giorno, calato un po’ il vento, Lazzaro Mocenigo con sole 11 galee si lanciò all’ inseguimento del nemico che stava ritirandosi dentro lo stretto. Improvvisamente accadde l’imprevedibile: mentre era sul ponte di comando una palla di cannone sparata dalle batterie nemiche poste lungo le coste del canale, colpì in pieno la santabarbara della nave che esplose uccidendolo sul colpo.
La battaglia alla fine venne vinta,ma nulla poteva compensare la scomparsa di uno dei migliori comandanti della flotta veneziana.
Nell’ isola di Candia due dei quattro centri fortificati erano già in mani turche che ora assediavano la capitale colpita pure dalla peste.
Capitano Generale veneziano era stato nominato Leonardo Mocenigo che durante i ripetuti assalti dei turchi quando la situazione resasi drammatica a causa di un grande varco apertosi sulle mura in seguito all’ esplosione del deposito delle polveri del forte Martinengo, anziano e malato si fece portare sul posto e infondendo coraggio e speranza agli sfiduciati difensori, riuscì a ribaltare la situazione e costringere il comandante turco ad abbandonare l’impresa.
Mentre per i turchi questo esasperante assedio che durava ormai vent'anni si trasformava in un incubo anche l’Europa finalmente prese coscienza che bisognava fare qualcosa per Candia:
così il re sole-Luigi XIV,l'Austria,i cavalieri di Malta e il papa inviarono delle navi.
L’aiuto tardivo e insufficiente per fronteggiare il nemico molto più numeroso e incomprensioni di carattere militare tra veneziani e francesi non portarono ad un decisivo mutamento della situazione, mentre per Venezia l’assedio diventava di anno in anno una continua perdita di vite umane che nell’ anno 1668 ammontarono a 5340 soldati, 586 ufficiali, 2400 fra guastatori e remiganti ed un salasso finanziario di ben 4.500.000 ducati.
Nel 1669 in una delle tante azioni perse la vita anche il Provveditore Generale Caterino Cornaro comandante di eccezionali doti militari colpito da una bomba mentre organizzava la difesa del forte strategico di S. Andrea.Visti inutili gli sforzi di risolvere favorevolmente la situazione i Francesi decisero di abbandonare l’isola seguiti dalle altre forze cristiane ed i Veneziani si ritrovarono nuovamente soli nella difesa della città con 3500 uomini che i Visir forte di 15.000 armati si apprestava nuovamente ad attaccare.
La situazione era tragica: venire massacrati o arrendersi e salvare almeno la vita. A questo punto Francesco Morosini consultati gli altri comandanti, decise di inviare ambasciatori per una resa onorevole che dopo iniziali momenti di tensione, il Gran Visir accettò permettendo ai Veneziani e alla popolazione rimasta di abbandonare la città con i loro averi e perfino con l’artiglieria.
Il 26 settembre 1669 gli ultimi veneziani lasciarono Candia dopo 22 anni di assedio e 465 anni di dominio. Calato il vessillo del Leone saliva la mezza luna.
L’esercito turco poteva ora risalire l’Adriatico e la penisola balcanica e nel 1684 era sotto le mura di Vienna, baluardo della cristianità, fortunatamente respinto.
(Liberamente tratto da "Storia Veneta" Scripta Edizioni Costabissara (S. Petrini))