Galeas per montes
Dopo la dedizione spontanea di Brescia alla Serenissima (20 novembre 1426), il Ducato di Milano (a cui apparteneva Brescia) non reagì bene e nel 1438 il duca Filippo Maria Visconti scese in guerra contro la Repubblica e con una serie di abili mosse prese il controllo delle terre lombarde fino al lago di Garda meridionale. ponendo così Brescia sotto assedio.
Dato che il Ducato di Milano aveva il controllo di tutto il settore sud del lago,la Serenissima decise di predisporre un piano militare che permettesse alle proprie truppe di sorprendere l'esercito visconteo passando a nord, per le prealpi.
Il piano era di trasportare 25 barche grosse, 2 galee e 6 fregate, dal mar Adriatico al lago di Garda, risalendo il fiume Adige fino a Rovereto e trasportando le navi via terra a Torbole, sulle rive settentrionali del lago, per un percorso di circa 20 km tra le montagne passando per il Lago di Loppio (oggi scomparso).
Vennero assoldati centinaia di operai: sterratori, falegnami e carpentieri che, guidati dal marinaio Niccolò Carcavilla, crearono una nuova strada fatta di tavole di legno, livellando il terreno e togliendo dal tracciato piante, macigni ed anche due case.
" Unica via che ancor rimanesse ad approvvigionare Brescia era quella del lago di Garda, poiché essendo la costa orientale di esso formata dal Veronese, imbarcati colà i viveri, facilmente si potevano condurre a Brescia, e se il Piccinino fosse accorso a vietarlo avrebbe facilmente lasciata libera o poco munita la strada da Brescia a Verona. Ma nel lago non avevano i Veneziani alcun naviglio, mentre il nemico teneva un'armetta a Peschiera, e altri posti fortificati all'intorno.
In tanta difficoltà la Repubblica aveva accolto fino dal dicembre 1438 il temerario progetto di un Blasio de Arboribus (o Nicolò Carcavilla o Caravilla) e Nicolò Sorbolo di far passare pei monti una flottiglia dall'Adige nel lago. Componevasi di venticinque barche e sei galere, le quali dalla foce dell' Adige furono fatte salire fino quasi a Roveredo, ma di là erano ancora da dodici a quindici miglia per giungere a Torbole per terreno erto ed alpestre. In mezzo a quei monti e alle falde della catena del monte Baldo trovasi il lago di s. Andrea, nel quale appunto volevasi far entrare la flottiglia.
A quest'uopo furono radunati fino a duemila buoi, abbisognandone ben cento venti paia per ogni galera; gran numero di guastatori, operai, ingegneri sgombravano i borri, costruivano ponti, spianavano la strada, e così, dopo indicibili sforzi e fatiche, poté giungere l'armetta nel lago di s. Andrea. Restava a superare il monte Baldo, e l'umana industria e il ferreo volere anco a questo pervennero e con istrano spettacolo i navigli trovaronsi alfine sulla vetta del monte.
Di colà bisognava gettarli nel lago, operazione non meno difficile pei pericoli della discesa; in quel ripido pendìo legavansi le barche agli alberi e ai macigni, col mezzo di argani allentavansi a poco a poco le funi, e i navigli si calavano da quegli orridi precipizii. Così dopo quindici giorni di viaggio per terra, l'armetta giunse senz'alcun sinistro a Torbole, donde fu lanciata in acqua e munita.
Fu impresa maravigliosa che costò alla Repubblica ben quindici mila ducati, ma sciaguratamente presso che inutile per lo scopo di vettovagliare Brescia, poiché accorso il Piccinino col. suo navilio, poco sollievo poterono avere i Bresciani e il comandante veneziano Pietro Zeno dovette ritirarsi a Torbole e mettersi in salvo dietro a forte steccato.”
(tratto da Eugenio Musatti, Storia di Venezia, 1880, tomo I, p. 270 e seg.)
Il trasporto della flotta non riuscì tuttavia a restare nascosto ai milanesi e fu perso così il fattore sorpresa sul quale contava Piero Zen, capitano della flotta veneziana. Lo scontro avvenne al largo di Desenzano ma la vittoria fu dei milanesi che erano più forti di numero e che catturarono una parte della flotta. Solo due galee veneziane riuscirono a riparare nel porto di Torbole.
Brescia non fu liberata dall'assedio, ma grazie al controllo navale della parte settentrionale del lago di Garda, i veneziani riuscirono a portarvi aiuti e derrate, permettendo alla città di resistere un altro anno all'assedio.
Nel 1439 venne allestita a Torbole una seconda e più potente flotta veneziana con il materiale trasportato da Venezia attraverso il già collaudato itinerario Adige-Loppio-Torbole.
Il 10 aprile 1440 si arrivò così allo scontro: la nuova flotta, comandata da Stefano Contarini si scontrò con quella milanese al largo del Ponale e questa volta vinse la battaglia, acquisendo il completo controllo del lago